Monday, October 23, 2006

Pacchi famiglia e chili di troppo: i sottili legami tra il marketing e il cibo

Che sia il "paghi due prendi tre" o la confezione formato-famiglia con il 20 per cento del prodotto in omaggio, è difficile non cedere alle lusinghe delle offerte speciali che spuntano a tradimento dagli scaffali dei supermercati. Negli Stati Uniti, però, se ci può consolare, è ancora peggio.

Per questo il prof. Brian Wansink, che insegna marketing alla Stanford University, ha recentemente messo a frutto otto anni di studi nei supermercati, nei bar e nei cinema dell'Illinois con una ricerca intitolata "Mindless eating" (mangiare senza accorgersene), condotta nel laboratorio di "Food and brand" da lui stesso diretto alla Cornell University.

Lo studio, diventato anche un libro e un sito, evidenzia un'apparente ovvietà che però non sempre è tenuta a mente dai consumatori: più è grande la confezione e più si mangia. «Il punto è» spiega Wansink «che quasi nessuno ha idea di quale sia la quantità giornaliera di cibo da assumere e finisce che mentre fa la spesa si regola sui segnali che arrivano dalle confezioni». Segnali pensati per vendere il più possibile e non certo per tutelare la salute di chi mangia.

Oltre a confermare che, come ben sappiamo, più è grande il sacchetto, il cucchiaio, la bottiglia o il piatto e più si mangia, la ricerca sottolinea come talvolta si tenda a scegliere le pietanze in base a quello che scelgono le persone accanto a noi per un riflesso condizionato. Un esempio? Al cinema, chi sceglie la confezione più grande di pop corn finisce che mangia il 53 per cento in più di chi sceglie quella piccola. E non certo perché ha fame.

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